Come nasce un quadro
Se qualcuno mi era vicino quando mi accingevo a dipingere all’aperto avrà certamente notato con quanta meticolosità e tranquillità procedessi. Tutto avveniva molto lentamente e con la massima concentrazione. Anche i preparativi erano importanti e anticipatori di ciò che avveniva dopo. Nel momento in cui scendevo dalla bicicletta l’idea del quadro era già scattata. Deponevo tutti gli attrezzi sul terreno, primo il seggiolino pieghevole sul quale subito mi sistemavo iniziando a occhi socchiusi la mia osservazione. Appena tutto era disposto con cura attorno a me cominciava la ricerca del “taglio”. Ogni volta, su di un apposito album eseguivo velocemente dei piccoli schizzi a matita. Erano studi di diverse inquadrature dello stesso paesaggio che avevo scelto. In questo momento determinante cercavo i giusti rapporti geometrici e compositivi. Subito dopo facevo un disegno più grande per studiare scrupolosamente “l’anatomia” del paesaggio, cioè uno studio abbastanza dettagliato di tutti gli elementi strutturali e caratteristici di cui potevo disporre. Iniziando poi il dipinto vero e proprio sapevo ormai ciò che era necessario e ciò che invece era superfluo. Talvolta, anzi quasi sempre, prima di stendere i colori sul foglio bianco, sceglievo nella borsa una banana matura e, dopo averla sbucciata, me la gustavo lentamente.
Adriano De Laurentis
ottobre 1981